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PASSATELLI IN BRODO

In casa Guerra era una minestra molto considerata, nelle grandi feste, dalla Pasqua al Natale e in certe domeniche nei mesi più freddi.

Il brodo era quello di carni miste che si faceva ogni giorno.

L’impasto dei passatelli, canonico e nobile, era quello dei baffucci*, raccontati in precedenza, con la differenza che l’impasto, una volta lasciato riposare, veniva passato nel ferro dei passatelli, che la mamma utilizzava con maestria, allineandoli sul tagliere, prima di essere fatti cadere, tutti insieme, nel brodo bollente, ove si aspettava che salissero in superficie dopo qualche minuto.

Prima di servire i passatelli direttamente nelle scodelle o nelle fondine, la mamma di Tonino amava lasciarli in pentola almeno 5 o 6 minuti, in modo, diceva, che si “sposassero” bene brodo e minestra, nel mentre un delizioso profumo invadeva la casa ed usciva dalla finestra appena aperta, quando la stufa era accesa.

Sul piatto non tutti prendevano la sformaggiata ed io ero tra questi, regolarmente, invece, mio padre e mio fratello maggiore mettevano il formaggio.

Anche in questo caso a Tonino bastava una mezza scodella per esserne pienamente gratificato.

* La mamma di Tonino impastava pane raffermo grattugiato, assieme a “forma” grattugiata (o qualche altro formaggio da grattugia), univa altresì un piccolo pugno di farina bianca, e intrideva il composto con le uova, ricorrendo nel contempo ad una grattugiatina di noce moscata e di buccia di limone da giardino. Quando le riusciva, ma se ne incaricava il babbo a trovarlo in macelleria, amava unire un po’ di midollo bovino fresco recuperato dallo schienale.
Impastava energicamente, con un’energia insospettabile, poi lasciava riposare una mezz’oretta la palla di pasta, sul tagliere, ricoperta con un bianco tovagliolo.

da “Le cucine di Romagna” – Graziano Pozzetto

Le cucine di Romagna, di Graziano Pozzetto – copertina
Le cucine di Romagna, di Graziano Pozzetto – copertina

Una ricetta e una regione al giorno – da 01/01/2019

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